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bibliotechina pratica per le educatrici 

ROSA AGAZZI   (Direttrice dei Giardini d'infanzia Garibaldi di Brescia):

  L' abbiccì del canto educativo

ad uso dei Giardini d'Infanzia e delle Scuole Elementari

a mio padre, 

squisita anima musicale 

di cui m'è culto la memoria (Rosa Agazzi)

 

 

 

 

Introduzione                   alle Educatrici d'infanzia                             Bibliografia

Parte prima: considerazioni generali:

il canto, 

elementi costitutivi del canto,

 la voce umana e le sue qualità, 

cause deleterie nella perdita della voce,

il grido

voce bella

un difetto grave

voce stonata

la voce e i suoi registri

la voce bianca

la respirazione in rapporto al canto

la compostezza

la pronuncia in rapporto al canto

alcune parole intorno al Metodo

Evitiamo la stanchezza e la noia

l'ora propizia per l'insegnamento

l'età del canto in rapporto all'insegnamento

norme igieniche

 

 

Parte seconda: educazione dell'udito\ educazione della voce:

 

EDUCAZIONE DELL'UDITO

 

     importanza dell'educazione dell'udito

     che si intende per esercizio uditivo

     esercizio pratico

     il canto mnemonico in rapporto alla percezione

     il vocalizzo nella percezione infantile

     ancora il vocalizzo

     della memoria musicale in rapporto all'intonazione

     esercizi pratici per intonare i suoni    

     educando l'orecchio infantile

     suoni uguali e suoni differenti

     salire, discendere

     idea della scala diatonica

 

 

EDUCAZIONE DELLA VOCE  *

     La posizione della bocca e il perché della bella voce

      colore della voce o timbro

      le vocali

      norme pratiche per la fusione dei registri

      della compostezza

      la respirazione

      emissione della voce

       la selezione

      i tre gruppi

      dopo la selezione

      del cantare legato

      della pronuncia

 

 

Parte terza: esercizi pratici:

 

      estensione della voce infantile

       educando la voce infantile

       gli esercizi

      breve illustrazione

      CONCLUSIONE

 

      

Bibliografia

Parte Ia: considerazioni generali:

il canto, 

   Esteticamente parlando, il canto è la combinazione di due elementi gentili:   " poesia e musica"  , da cui risulta una favella soave, a esprimere la quale è riservato nell'ugola umana il segreto di una speciale dolcezza. Questa definizione mi giova per dire tosto che canto non si può chiamare quello in cui si sente il ricordo della voce parlata ( e qui appunto sta uno dei principali difetti in cui versano generalmente il nostro canto scolastico e il canto popolare.)      La voce musicale  ha un timbro e un'inflessione speciali; insegnare e cercare nell'ugola questo timbro e questa armoniosità e avrete messo l'allievo sulla via del canto gentile.  torna su 

 

(cliccare sul simbolo per tornare all'elenco generale dei paragrafi)

 

 

elementi costitutivi del canto,

 Per cantare male bastano la voce e il respiro; per cantare meno peggio occorre, oltre questi due elementi, l'intonazione.  Per cantare bene, invece, si rendono necessari: 

 

voce piacevole,

orecchio sensibile, 

respirazione ottima,

compostezza della persona,   (Con speciale riguardo alla posizione della bocca, )

pronuncia chiara e corretta.

 

 

 

Senza questi elementi non si potrebbe parlare di altri che condizionalmente accompagnano il canto per farlo assurgere al grado di disciplina educativa, voglio dire: il colorito, il sentimento e , negli adulti, anche l'intuito musicale.  torna su

 

 

 La voce umana e le sue qualità, 

 

La voce è un dono di natura che varia da individuo a individuo, dipendendo essa dalla conformazione dell'organo vocale, dalla struttura toracica, da ereditarietà di vario genere, da cause esterne, quali: la nutrizione, la professione, le abitudini. Sono qualità della voce il timbro, o colore, come si suol dire, l'intonazione, l'intensità,l'estensione, la resistenza, la plasticità, la passionalità.

 

  Dalla negazione di ciascuna di queste qualità al massimo suo grado, bisogna supporre una lunga scala, ai vari gradi della quale attinge, dalla nascita allo sviluppo, la voce umana.

  Gli è perciò che noi troviamo riunite in una stessa voce qualità omogenee ed eterogenee; ad esempio, la plasticità, l'estensione e la resistenza, insieme all'assoluta mancanza d'intonazione.

  Ad eccezione del timbro, qualità tenace, specialmente in individui fisiologicamente anormali, ( ad esempio i rachitici, che generalmente hanno voce schiacciata o nasale, parecchio affine al suono del piffero), tutte le altre qualità, se in natura non si trovano all'infimo grado, possono risentire i benefici di una buona educazione vocale.

   E  quando si dice educazione vocale si sott'intende che essa presuppone una buona educazione fisica, senza la quale ogni altra educazione riesce poco utile, quando non reca danno. Così l'intensità, la resistenza e per qualche motivo anche l'estensione, trovano la loro ragione di essere in una cavità polmonare larga, ben esercitata alla ginnastica respiratoria, mentre poca forza e poca resistenza possono offrire quegli organi respiratori che non vennero preventivamente difesi dal pericolo  delle infiammazioni bronchiali, laringee e faringee.   La plasticità, la passionalità, l'intonazione, sono quasi sempre frutto di un esercizio accurato e costante, a condizione per quest'ultima, per ottenere la quale è però indispensabile nell'individuo che il senso uditivo sia suscettibile di sviluppo. Chi non sente è muto.torna su

 

cause deleterie nella perdita della voce,

 

   V'ha chi nasce con una voce invidiabile e la perde.   Per molte cause si può perdere la voce, anche indipendentemente da malattie tracheali.   L'eccessiva vociferazione stanca i bronchi e l'organo vocale. ( Gl'insegnanti informino). I rapidi passaggi di temperatura e gli ambienti umidicci portano abbassamenti di voce abituali e non di rado incurabili.  Tutti gli eccessi e specialmente l'abuso di alcolici, producono afonia : l'ubriacone si riconosce dal timbro roco della sua brutta voce.  Ma un'altra cosa non lieve di deperimento dell'organo vocale è il grido.   torna su

 

il grido

 

   E' una sgarbata inflessione della voce sopra una corda vocale: avviene di essa quello che a lungo andare avverrebbe se un profano continuasse a martellare i tasti di un pianoforte, le corde finirebbero con l'allentarsi e rompersi.

  Ma il grido  che qui si vuol condannare non è già quel moto di  festosità che ci esce spontaneamente nel petto e che , fattosi abituale, è indice di ineducazione.  No, per quanto riprovevole, questo non è mai tanto dannoso quanto il vociare aperto, sgolato, a cui si sottopongono i fanciulli durante una lezione di canto malamente intesa.  Il perché è presto detto: quando il monellaccio grida spontaneamente , sforza la voce in quel dato registro che gli è naturale e facile, mentre in un pezzo di musica, magari di pessima struttura, lo sforzo si succede su tutta la gamma vocale.

    Così da taluni è intesa la ginnastica polmonare per mezzo del canto. " Fuori la voce! Forza!"   e i ragazzi, per cui ogni azione che sa di frenesia e di disordine piace anche se lascia traccia  di male, in tal modo eccitati si danno anima e corpo a cacciar fuori urli poderosi, il viso inforcato  e la gola turgida.    Via, domandate agli igienisti e ai cultori di canto se questo, che taluni osano chiamare canto, favorisce gli organi vocali del fanciullo!

  I. Mitterer nella sua  "Scuola Pratica"  di canto corale, dice a questo proposito: 

          " vorrei inoltre pregare caldamente i maestri a non lasciar mai gridare i loro allievi ed impedirlo , se occorre, con severità. quante belle voci vengono interamente rovinate nelle scuole elementari, perché là non si impara a cantare, ma a gridare! Il continuo sforzare il tono, rovina perfino la voce di un adulto, tanto più il delicato organo di un bambino.  I primi esercizi per gli scolaretti dovrebbero venire eseguiti sempre piano e non dovrebbero  mai sorpassare il mezzoforte. Solo in questa maniera la voce si sviluppa bene e gli scolari imparano a cantare con anima ed espressione".    torna su

 

 

voce bella

 

   Generalmente  si dice "bella" la voce che presenta caratteri di forza e di resistenza. E' lo stesso che dire bella una persona semplicemente perché è alta e tarchiata. Ma veniamo ai particolari: com'è il viso? E' gentile ? E' volgare? esprime intelligenza o stupidità? siamo esatti, una cosa non è l'altra, un elemento della perfezione non è la perfezione.    La voce forte rispettiamola per tale, ricordandoci , però, che  se la forza è qualche volta sinonimo di beltà, è ancora , e non di rado, sinonimo di ruvidezza.   La bellezza della voce è data innanzitutto, dal timbro. la voce umana può andare fornita di ogni qualità superiore, ma se esce dalla bocca vestita di un timbro che sia o schiacciato o nasale, o gutturale, o fesso, se vi rammenta il belato o il miagolio , se vi dà l'effetto del fruscio della sega o del parlare traverso a un imbuto, non dite mai che quella voce è bella, per quanto essa sia intensa , estesa, intonata, educata. La voce è bella quando , mercé il timbro piacevole, la grazia, l' intonazione perfetta, acquista quel che  di suggestivo che apre le vie del cuore e che vi trasporta.   torna su

 

un difetto grave 

   Forse il più grave, perché distrugge l'effetto di ogni singola dote del canto. Chi non lo immagina? E' la mancanza o anche solo l'incertezza  d'intonazione. Un cantante che stona , non so se faccia più pietà o più ribrezzo; certamente produce i brividi.  Il nostro canto scolastico e popolare è a base, oltre che di urli , di stonature tremende. Di queste, almeno , vediamo di cercare le cause e poiché ciò è possibile, di porvi rimedio.   torna su

 

voce stonata

    Cantare non vuol dire soltanto produrre dei suoni con la voce, ma significa altresì intonare ciascuno di essi.

     Bisogna por mente a un fatto. Quando uno canta è soggetto a stonare per due motivi: primo: per deficienza di sensazione uditiva, secondo: perché la voce non ha la possibilità di arrivare a quel dato suono che vorrebbe produrre.     Nel primo caso il difetto è tutto dell'orecchio e allora va bene dire che quello stona per mancanza di orecchio: nel secondo caso è più esatto dire che stona per mancanza di impostazione della voce. A correggere il primo concorre l'esercizio uditivo, mentre il secondo difetto, di natura tutta vocale, richiede una certa conoscenza dei registri della voce umana.  torna su

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la voce e i suoi registri

   Se per poco poniamo attenzione al nostro o all'altrui parlare, sentiamo che a seconda dell'espressione che noi diamo alle parole e alle frasi del discorso, la voce ora sale, ora scende. Quando sale, oltre che farsi più acuta, acquista un timbro e una sonorità metallica ben diversi da quando esce in tono grave. La voce grave si forma e risuona nel petto, cioè nella cavità polmonare, mentre la voce media e la voce acuta formandosi nella parte superiore della laringe, trovano la risonanza nella cavità boccale e nelle fosse nasali. La causa che dà luogo a questa diversa risonanza, ha fatto distinguere la voce umana in tre registri: il registro di petto, il registro medio o misto, il registro di testa.  Non è qui il luogo di dilungarsi a parlare dell'estensione di ciascun registro in rapporto alla voce di basso, di baritono, di tenore, di contralto, di mezzo soprano e di soprano.  Vi sono a ciò manuali appositi e a quelli si rimanda chi legge. A noi basti appropriarci di quella parte dell'educazione vocale  che ci è indispensabile per liberare l'insegnamento del canto scolastico dall'usato empirismo. In fatto di voci bianche , i pareri dei maestri sono discordi. V'ha chi ritiene che i ragazzi posseggano tutti e tre i registri; che sostiene che ne hanno soltanto due e anche sul nome di questi sono di parere contrario; e v'ha perfino chi assicura chela voce infantile è tutta appoggiata sulle labbra. Mi piace riportare il parere di alcuno di tali maestri e studiosi.

 

            " Le voci dei ragazzi (maschi o femmine) sono o soprani o contralti. I soli contralti possiedono due registri: il primo  (da do a fa  o anche sol) è costituito da note sonore, laddove il secondo che s'eleva dal fa al mi, quarto spazio, offre piuttosto grazia che forza."  (E. Panofka)

    

          " Nelle voci degli adulti come in quelle dei ragazzi l'intiera estensione dei suoni, che queste voci sono atte a produrre, non appartiene ad un solo registro.  Nelle voci bianche la diversità e il passaggio da uno ad un altro registro è più centrale. Nei ragazzi tre sono i registri della voce, secondo che i suoni appartengono alla parte grave, o centrale, o acuta."  (Antonio Bonuzzi)

 

   " I ragazzi pare abbiano due soli registri di voce, di petto e di testa; il primo si estenderebbe fino al do o al re nel rigo e l'altro si estenderebbe nelle note più acute ma con un'intensità molto più esigua, da farne sembrare due timbri diversi.

  Questa ipotesi, cui sembra dar valore la robustezza delle prime note, è errata, perché mentre il registro di petto arriva fino al fa circa, estendendosi in alto comincia a prendere suono diverso ed è appunto a queste note che l'insegnante deve  fermare la propria attenzione, perché dalla  forza e dalla maniera di emissione, vengano regolate in modo da metterle in rapporto fonico proporzionato alle precedenti. E questo buon effetto si otterrà , ripeto, coll'insistere a che i ragazzi cantino con emissione di voce moderata fin dalle note basse.

   Il secondo registro che prenderebbe le mosse, come ho detto, dal fa o fa# (nel rigo) e che si chiama registro medo, si estende, a seconda dell'età dei fanciulli, fino al do, al re ed anche al mi, dopo succede il registro di testa che è esilissimo e per la cui educazione abbisogna uno studio speciale, di cui non trovo qui opportuno di parlare" *  

***come si deve insegnare il canto ai fanciulli***  -Norme pratiche ad uso degli insegnanti delle scuole elementari ed infantili - Prof. Francesco Lenzi, Mantova.    

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la voce bianca

 

A me pare che, senza discutere sulla natura di questi registri, convenga assodare se anche la voce bianca , a guisa delle voci adulte, conservi, o meno, in tutta la sua estensione, la stessa omogeneità.   In caso negativo, questo deve bastare all'educatrice per applicare , al bisogno di fusione, quelle regole pratiche che la buona scuola ci suggerisce.

  Perciò domandiamoci subito: è tutta uguale la voce bianca nella sua emissione? Mi si permetta di rispondere in base alle osservazioni raccolte nei parecchi anni in cui insegno il canto ai bambini. La voce infantile si può provare in due diversi modi, che si mantengono tali anche nel loro effetto. Se io faccio vocalizzare sulla vocale a la scala diatonica di do maggiore, a voce spiegata, ne risulta che la voce del bambino fin dalle prime note si appoggia nel petto e così prosegue... fin dove può arrivare, al fa, al sol, al la, non senza contorcimenti del viso e della testa, per vedere di afferrare, sempre mediante quello stesso appoggio nel petto, la nota più saliente.  Se, all'opposto , invito il bambino alla medesima prova, esortandolo però ad emettere i suoni a mezza voce, pronunciando la sillaba "mu" , mi accorgo ch'egli sale facilmente senza sforzo apparente e oltrepassa di parecchi suoni l'estensione raggiunta nella prima prova.  Ripeto la seconda prova, avendo cura che il bambino emetta la voce con maggiore intensità; avviene allora che nelle note gravi egli non riesce a guadagnare il volume di voce, ottenuta nel canto aperto, mentre che più sale,il suono acquista rotondità. Da questo che cosa si deduce? che la voce del bambino quando giunge a un dato punto della sua breve gamma incontra un bivio:da una parte si apre una via comoda, piana come quella percorsa, ma poco dopo questa finisce in una boscaglia intricata; l'altra è piuttosto erta , ma lo conduce lontano. Quale deve scegliere?  il bambino non lo può sapere ed è quanto la scuola gli deve insegnare. Parleremo noi al fanciullo di registri vocali?  Sarà possibile fargli intendere che per facilitare nel canto l'emissione dei suoni acuti, è necessario aiutare la colonna d'aria che dovrà risonare nelle fosse nasali e frontali? Nulla di tutto ciò che è superiore alle piccole menti: basterà invece che noi esercitiamo i bambini ad ottenere l'effetto che desideriamo, mediante mezzi più facili e persuasivi, di cui si dirà nella parte pratica. (Vedi colore della voce). Se l'educatrice arriva ad impadronirsi di questo segreto, può ben dire d'aver trovata la chiave del canto educativo, perché gli è per questo mezzo che il fanciullo assicura l'intonazione dei suoni acuti e ne allarga l'estensione, mentre la voce bianca acquista e conserva quel suo timbro speciale, delicatissimo, che la rende così diversa dalle altre voci. Io non so capire come in omaggio a questo bel dono di natura che il fanciullo porta seco, si permetta che negli asili e nelle scuole si faccia così orrendo strapazzo della voce bianca. Chi la riconosce per tale? Qui senti un'infanzia che bela, là ragazzi che urlano, da per tutto voci calanti, di più che un tono, perché non s'è insegnato a questi fanciulli a produrre una voce acuta, senza soverchiamente incomodare i polmoni. torna su 

 

 

 

La respirazione in rapporto al canto   

   Una buona respirazione è elemento importantissimo del canto, considerata  sotto due aspetti: fisico ed estetico. Quando si dorme o si tace, la respirazione si fa ritmica, ma se ci mettiamo a discorrere, a mangiare, o siamo impegnati in un lavoro di movimento,  avviene che il respiro alteri, di quand 'in quando , il suo ritmo naturale, per dare luogo a espirazioni ritardate, oppure ad inspirazioni ora rapide, ora lunghe e profonde. Se l'uomo non fosse già abituato a questa ginnastica polmonare che gl'insegna a fare, secondo il caso, economia o prodigalità di fiato e non potesse per nulla emanciparsi dal ritmo della respirazione, non sarebbe possibile coordinare la funzione polmonare con le norme che regolano il canto propriamente detto. L'esercizio del cantare è basato sopra una ginnastica speculativa del respiro: l'abbondante calma inspirazione va a profitto del fisico di chi canta , mentre l'espirazione misurata torna specialmente vantaggiosa alla produzione estetica del suono vocale. Poiché ciò avvenga, è necessario una convenzione che metta in armonia la funzione respiratoria col pezzo da cantarsi.

    Siccome nel nostro canto non possiamo riprometterci di raggiungere scopi artistici è ovvio pensare di non esercitare i fanciulli alla respirazione artificiosa praticata dai virtuosi dell'arte. Non è questo che noi vogliamo. Il fanciullo impàri che  la buona respirazione è parte integrante del bel canto; L'apprenda nel modo più utile e l'applicazione pratica di essi diventi, nel di lui canto, una seconda natura.torna su 

 

la compostezza

Gli elementi del canto sono così fortemente collegati tra loro da potersi dire che l'uno è condizione dell'altro. Non c'è vero canto senza intonazione; non sicura emissione di voce senza l'aiuto di una ben'intesa respirazione; poi la voce e il respiro sono anch'essi condizionati alla postura del corpo e della bocca.

  Parlando dell'emissione della voce si è già detto  come il suono vocale possa venire alterato nel suo colore e nella sua estensione, a seconda del modo di produrlo.  Due principale scopi ha dunque la posizione corretta del corpo e della bocca: 

1° facilitare la respirazione, mettendo chi canta in condizione di poter aspirare in poco tempo abbondante  quantità d'aria, impegnando a ciò, più il diaframma che il torace;

2° facilitare l'emissione delle note, per modo che ciascun grado della scala venga fatto nel registro che è più consentaneo alla produzione fisico-estetica di quel dato suono, nonché all'ulteriore conservazione di esso. 

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la pronuncia in rapporto al canto

 

   Essendo il canto, come si è detto, la fusione del pensiero poetico col pensiero musicale, ne consegue che l'uno non deve osteggiare l'efficacia estetica dell'altro.    A rendere facile e possibile un'armonia continua fra le due parti in modo che , a seconda del genio di chi insieme le fonde, possa risultarne un lavoro d'arte, contribuisce il fatto che tanto la poesia , quanto la musica presentano nella loro euritmia degli elementi  affini. Di fatto esse sono due discorsi omogenei di cui fanno parte frasi misurate da un ritmo costante. Questa loro omogeneità fa pensare alle cortine di una finestra le quali, mentre si equivalgono nel disegno e nella dimensione e mentre producono il loro effetto migliore quando sono poste l'una parallela all'altra, sono, nel medesimo tempo fra loro stesse indipendenti e chi le ammira separate trova che una non è men bella dell'altra. Quando nel canto questa identità è rispettata dall'autore di ciascuna delle due parti, la deve necessariamente rispettare anche l'esecutore. all'opposto, come altrove abbiamo veduto che si suol fare strapazzo della musica di un canto, così da molti suolsi fare altrettanto della parte poetica. E' questo un atto di ignoranza che palesa nel cantore difetti vari: pronuncia rude, poca conoscenza della parola e della frase, trascuratezza nell'interpretazione del pensiero.

 Ma perché  non si studia il concetto poetico nella sua indipendenza? La declamazione accentuata, sentita, spoglia di ogni affettazione, deve precede il canto, L'esercizio del fraseggiare deve essere preparazione alla declamazione e al canto, se questo intende chiamarsi , educativo.

  Poca o nessuna importanza invece hanno avuto fin qui nella scuola gli esercizi ortofonici e non so capire perché. Quasi mi vien dubbio che non si sappia a quale ramo dell'istruzione addebitarli, dato che di essi se ne avvantaggerebbero il linguaggio, la lettura, la recitazione,il canto, senza aggiungere che la ginnastica orale è già per se stessa ginnastica degli organi vocali e respiratori. Poiché nessuno si arrischia ad aprir loro la porta della scuola, invitiamoli a nome del canto educativo, chissà che una volta entrati facciano fortuna! 

  L'esercizio orale in che cosa consiste? Consiste nel condurre il bambino all'articolazione chiara degli elementi della parola, acciocché questa gli esca dalla bocca snodata, limpida e la frase ne ritragga la dovuta accentuazione. torna su 

 

alcune parole intorno al Metodo

 

Ogni ramo dell'educazione acquista o perde valore nella scuola, a seconda del modo con cui viene trattato dall'educatore; si potrebbe aggiungere che la fortuna di un'arte o di una scienza sta in rapporto diretto colle attitudini dell'individuo incaricato a comunicarla. essendo un metodo un complesso di regole non sempre accessibili all'intelligenza  del fanciullo , necessita che l'0educatore debba essere il ritratto vivo della loro applicazione; se noi non sappiamo essere del metodo il segreto, anche il metodo è nullo.torna su 

Evitiamo la stanchezza e la noia

  E' la prima condizione di un buon metodo d'insegnamento. Qualunque cosa s'insegni ai bambini, sia pur bella  e piacevole, non si abusi mai della loro attenzione. Poter far intuire molto in poco tempo, intensificando l'attenzione di chi ascolta, con  dei mezzi rapidi e suggestivi, non è purtroppo dote di tutti. Chi non la possiede, non può pretendere , però, che i suoi piccoli discepoli subiscano la lentezza della sua espositiva senza dare  segni evidenti di distrazione e di noia.  

 E' assolutamente necessario che l'esercizio del cantare venga accolto dai fanciulli con espressione di contentezza. Questa condizione si ottiene con la brevità dell'esercizio. Cinque minuti, da principio, sono più che sufficienti per fermare l'attenzione dei bambini al fine di ottenere un risultato soddisfacente. Meglio ripetere un esercizio a distanza di tempo che seguitarlo per lunga pezza.torna su 

 

l'ora propizia per l'insegnamento

 

 

   Distinguasi esercizio del canto da insegnamento. Quello è la ripetizione di cose note e può essere fatto in vari momenti della giornata: questo, invece, che ha per scopo di far apprendere qualche nozione nuova, avrà a tale uopo la sua ora propizia. E' necessario dire che la mente del bambino si apre più facilmente nelle ore del mattino? Non appena  siamo nell'aula scolastica il bambino è calmo, sereno, desioso di sapere. Bisogna saper cogliere quel momento di chiarezza intellettuale, bisogna suggestionare il bambino, dirgli poche parole, convincerlo con l'espressione, colla rapidità, con l'entusiasmo.

  Data la percezione della nuova cognizione, contentiamoci; il resto verrà da sé , con opportuni ritocchi.torna su 

 

 

l'età del canto in rapporto all'insegnamento

 

E' capitale difetto dei Giardini d'infanzia quello di far cantare i bambini troppo e troppo presto, in nome di quel geniale educatore che per primo intravvide nel canto finalità educative d'ordine estetico e morale. Il bimbo può cantare quando gli piace, ma noi dobbiamo avere il senno di saper giudicare se e come i suoi mezzi vocali sono in grado di d sottoporsi all'apprendimento dei suoni.

   A tre anni la voce del bambino è di poco dissimile da quella di un neonato. Che cosa volete che canti con tre o quattro note informi che porta nella trachea?

  E' ridicolo vedere come in molti asili si insegnino a questi piccini dei canti estesi all'ottava, infiorati spesso da intervalli enormi...

  Lasciamo che cresca il bambino di tre anni, diamo agio al suo sviluppo e mentre la voce  si forma mediante la vita fisica , vediamo invece di tenere a bada il suo orecchio con l'esercizio uditivo.

  Dai quattro ai cinque anni il bambino acquista la facoltà di intonare i suoni, di emetterli senza eccessiva fatica, di modularli e di estenderli. Allora si può incominciare l'esercizio del canto, piacevolmente , il quale, fatto in lui desiderio di manifestazione interna, lo rende, a poco a poco, abile nell'emissione della voce, nell'intonazione dei suoni, sicché a cinque anni, noi abbiamo il piccolo cantore atto a deliziare col suo canto gentile se stesso e chi l'ascolta. torna su 

 

norme igieniche

L'educatrice tenga presente che è pericoloso per il bambino cantare quando 

gli organi vocali sono disturbati da raucedine o mal di gola.

 Così pure sappia che è riprovevole farlo cantare non appena ha mangiato, quando accusa molto freddo ai piedi, quando si sveglia dopo l'usato riposo estivo, quando ritorna dai giochi di movimento, quali la corsa, il salto, il gioco con la palla) quando ha pianto.

 Il canto va fatto allorché il corpo e lo spirito si trovano in perfetto stato di calma e di benessere.  

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note al testo____________________________________________________________________________________

(*) qualcuno potrebbe obbiettare che il canto non è sempre la riproduzione  di suoni uditi e imparati : è vero, si canta anche per inventiva propria: in questo caso, però, la percezione uditiva, in luogo di formarsi sopra una causa esterna, è motivata da un impulso della volontà. I suoni che la voce dovrà emettere, non saranno già riprodotti, ma pensati e nessuno può negare che noi cantiamo anche con la mente. Anzi più volte succede che un motivo ci si appiccica per ore parecchie nel pensiero e invano tentiamo di liberarcene. In questo canto mentale, l'orecchio compie mentalmente, la propria funzione

 

note biografiche
Rosa AgazziROSA AGAZZI
(1866-1951)

Educatrice. Questa donna ha lasciato una traccia nella storia d'Italia per la riforma dell'educazione infantile a cui diede l'avvio con sua sorella Carolina. La casa dei bambini di Mompiano (Brescia), infatti, che lei diresse dal 1896 in poi, servì da modello a molti altri asili infantili che sorsero col nome delle sorelle Agazzi. Il metodo Agazzi si basa sulla spontaneità e sull'esperienza personale dei bambini, che vengono fatti vivere in comunità, si occupano di diverse cose, ascoltano musica, cantano e imparano a conoscere cose nuove. Questo metodo, che non ha nulla di artificioso e forzato, è stato a volte contrapposto al metodo Montessori.

 

 

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Bibliografia

I Mitterer: Scuola Pratica di canto corale, specialmente per l'educazione dei cori di Chiesa e per uso degli Istituti e Scuole Magistrali. Traduzione dal tedesco di Giuseppe Terrabugia. Regensburg 1900. Casa editrice Alfred Coppenrath , Wette 3.3.50

Paolo Guetta: Il canto nel suo meccanismo, Ed. U. Hoepli ( Milano)

E. Panofka: abbecedario vocale. Metodo preparatorio di canto, onde apprendere ad emettere ed assettare la voce. Traduzione del professore A. Mazzucato. ed. Ricordi £.7

Sac. Antonio Bonuzzi:   Metodo teorico-pratico di canto gregoriano, Solesmes- Stamperia di S. Pietro 1894 (prezzo £5)

***come si deve insegnare il canto ai fanciulli***  -Norme pratiche ad uso degli insegnanti delle scuole elementari ed infantili - Prof. Francesco Lenzi, Mantova , stab. tip. di Mondovì via Orefici 10, (cent. 40)

 G.Magrini " Arte e tecnica del Canto "  manuali di Ulrico Hoepli £2

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