Il CLAVICORDO e il MONOCORDO di Pitagora

 

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Per più di quattrocento anni il Clavicordo ha occupato uno dei posti d’onore fra gli strumenti a tastiera: nel nostro secolo c’è un revival dello strumento, di cui i musicisti sensibili possono nuovamente apprezzare la delicata espressività. Il meccanismo è molto semplice. All’estremità di ogni tasto è situata, verticalmente una lama di ottone (la "tangente"). Quando si preme il tasto la lama si solleva, colpisce la corda vicino ad un’estremità e rimane in contatto con essa finche il tasto non viene rilasciato. Il suono è inevitabilmente molto tenue, perché la tangente è leggera e percorre una distanza molto breve. Un leggero aumento della pressione del dito accresce la tensione della corda e, di conseguenza, eleva l’altezza della nota suonata. Pertanto tra le possibilità che un buono strumento offre al musicista spiccano un vibrato veramente espressivo (la cosiddetta "bebung"  = che si otteneva facendo vibrare il tasto premuto ), un sorprendente controllo della dinamica, una gran bellezza di timbro ed un vasto repertorio di musica antica e anche contemporanea di autori come Howelles Hessemberg , Ridotte ed altri.

   Gli inizi della storia del Clavicordo sono piuttosto oscuri.     Pare quasi certo che esso discenda dal Monocordo, uno strumento da laboratorio inventato forse da Pitagora e in ogni modo certamente esistente ai suoi tempi. Il Monocordo consisteva in una sola corda di budello o di metallo tesa fra 2 ponti appoggiati su di una cassa armonica . Un terzo ponte divideva la corda in vari segmenti che costituivano la scala diatonica tali strumenti furono usati per tutto il Basso Medioevo per l’insegnamento della musica e per accompagnare il canto. Il passo successivo fu l’aggiunta di un primitivo sistema di tasti che derivava da quello dell’organo diffuso in Occidente tra l’800 ed il 1200 d.C.

Il suo sistema di tasti era semplice, ma funzionale e poté essere trasferita sul monocordo senza modifiche. Verso l’inizio del xv secolo avvenne l’evoluzione che trasformò il Monocordo in Clavicordo .

Alla corda iniziale se ne aggiunsero altre 9 e lo strumento fu dotato di tastiera cromatica. Cominciarono così a servirsene gli organisti per fare esercizio perché poteva essere usato anche in modo armonico oltre che melodico. Il Clavicordo mantenne la sua tradizionale attitudine a servire per l’insegnamento della musica e del canto, e si distinse per il costo di produzione particolarmente basso. Le numerose corde di questo nuovo e perfezionato tipo di Clavicordo pare fossero, all’inizio, tutte di uguale lunghezza e spessore, ma tuttavia altre esperienze con altri strumenti contemporanei avevamo indicato che potevano migliorare il suono variando la lunghezza e lo spessore delle corde di cui venne aumentato il numero estendendo così la tastiera a 4 ottave.

Un Clavicordo con il numero delle corde inferiore al numero delle note veniva chiamato "legato". Nel XVI secolo si diffusero anche i Clavicordi a pedale che consistevano in due Clavicordi posti uno sopra l’altro. Sotto c’era la pedaliera, separata dotata di una propria serie distinta di corde. Un simile strumento era in grado di riprodurre in miniatura l’effetto di un organo e già nei primi anni del XVIII secolo avevano sviluppato una propria letteratura autonoma. Nel frattempo l’estensione dello strumento era stata aumentata a 5 ottave e più, con un corrispondente aumento della gamma espressiva e delle dimensioni. Poiché le corde più basse mancavano di brillantezza, era consuetudine aggiungervi una corda all’ottava; in tutti gli altri aspetti , comunque lo strumento non era cambiato. Il passo successivo era chiaro. Il primo pianoforte riuscì a conciliare l’espressività del Clavicordo con una scala ben più ampia di dinamiche e poté essere impiegato insieme con altri strumenti. Lasciando in eredità al nuovo venuto il suo stile compositivo ormai perfezionato .indietro

realizzato da Martino Fassina 2C con la cortese collaborazione di Giorgia Zaramella 2C


siti consigliati:

il clavicordo e la sua tecnica  http://www.infosys.it/pamparato/ima/ma/ma81/Brauchli.html