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Elementi del linguaggio musicale dell’Orgelbüchlein

 

di Albert Schweitzer

Fu probabilmente Albert Schweitzer (1875-1965) il primo a scorgere nella musica di Bach qualcosa in più della sola perfezione contrappuntistica. Sostenuto da una profonda cultura umanistica e teologica, a partire dal 1898 il medico alsaziano si stabilì a Parigi per studiare organo con Charles-Marie Widor (1844-1937); l’iniziale rapporto insegnante-allievo mutò presto in una feconda collaborazione. Attraverso la consulenza teologica di Schweitzer, il maestro francese divenne cosciente del rapporto tra musica e testo all’origine dei corali bachiani; fino ad allora, tale aspetto era rimasto in Francia completamente sconosciuto. Tracce di queste acquisizioni sono ben visibili nelle ultime sinfonie per organo di Widor, composte su temi gregoriani, verosimilmente ispirate ai corali organistici del Thomaskantor. Nel 1907 l’editore newyorkese Schirmer commissionò al maestro francese una nuova edizione dell’opera organistica di Johann Sebastian Bach. Widor si avvalse della collaborazione di Schweitzer, che svolse in realtà gran parte del lavoro.

Il testo musicale, basato sulla tedesca Neue Bach Ausgabe venne qui riprodotto senza alcuna aggiunta dei revisori; dettagliati suggerimenti per la realizzazione all’organo trovarono posto in esaurienti prefazioni, anteposte a ciascun volume; questi testi furono redatti interamente da Schweitzer e visionati da Widor soltanto in ultima istanza. I primi cinque volumi degli otto previsti apparvero tra il 1912 e 1914; a seguito degli eventi bellici e dell’avventurosa biografia di Schweitzer, il sesto volume fu pubblicato nel 1954 e gli ultimi due nel 1967, due anni dopo la morte del grande Premio Nobel. La diffusione di questa edizione rimase circoscritta all’America settentrionale.

Le prefazioni all’opera omnia costituiscono, accanto al più noto libro J.S.Bach  "il musicista poeta", del 1908, un importante documento sia nei confronti della prassi esecutiva di quegli anni (orientata alle possibilità di un grande organo Cavaillé-Coll) che della lettura mistica, dai forti connotati simbolici che Schweitzer diede del fenomeno Bach. I suoi commenti all’Orgelbüchlein, incluso nel settimo volume, svelarono al mondo una dimensione inedita di questa musica, inaugurando l’infinita catena di interpretazioni, letture simboliche e speculazioni estesasi lungo l’intero ventesimo secolo.

Schweitzer formulò le sue idee su Bach partendo dal descrittivismo programmatico di Wagner. Tuttavia, le sue immaginose letture dell’Orgelbüchlein evocano elementi allegorici oggi associati alla sensibilità sei-settecentesca. Intuendo sulla sola base del proprio istinto la presenza di un vocabolario retorico tutt’altro che casuale, Schweitzer riallacciò infatti i legami con la barocca "teoria degli affetti", repressa a suo tempo dall’Illuminismo. Si esaminino a tal proposito le notevoli corrispondenze con la trattatistica antica riportate nelle note alla traduzione (citazioni da: Dietrich Bartel, Handbuch der musikalischen Figurenlehre, Laaber 1985).

Dopo di lui, altri si premurarono di dare un fondamento documentario alle sue intuizioni; ma il solo fatto di averle formulate rimane forse, almeno in campo musicale, il merito maggiore del medico-organista alsaziano.

 

Orig. "Welches sind die Elemente der Tonsprache des Orgelbüchleins?"

In: Johann Sebastian Bach, Sämtliche Orgelwerke.

Schirmer, New York, 1967.

Rist. in: A. Schweitzer, Die Orgelwerke Johann Sebastian Bachs. Vorworte zu den „Sämtlichen Orgelwerken", a cura di Harald Schützeichel,

Georg Olms Verlag, Hildesheim, 1995.

 

 

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            Dove il testo di un corale presenta elementi figurativi, essi vengono espressi attraverso la musica. Raramente tale aspetto rappresentativo è emerso con tanta chiarezza come nelle opere di Bach; la sua inclinazione verso un ardito descrittivismo musicale è particolarmente evidente.

Soltanto ciò che è semplice ed immediatamente percettibile si presta a tale scopo; per questo le immagini musicali di Bach sono di una spontaneità elementare. Ma nonostante l’ingenuità cui spesso incorrono le imitazioni musicali della realtà, il suo linguaggio rimane sempre convincente. In Bach tutto questo non è mai fine a sé stesso, bensì immagine rappresentativa di un’idea.

Qualora nel testo siano presenti gesti come discendere, innalzarsi o cadere, immancabilmente Bach ne dà la sua interpretazione musicale. In "Erstanden ist der heilge Christ" num. 30 (Cristo santo è risorto) il basso sembra raffigurare la vittoriosa ascesa dalla tomba [i] :

Non meno caratteristica è in "Durch Adams Fall [ii] ist ganz verderbt" num. 32 (Per la caduta di Adamo tutto è perduto) l’immagine dell’errore ("passo falso") compiuto dal progenitore dell’umanità [iii]:

Il caparbio incedere del basso ostinato nel corale pasquale "Heut triumphiret Gottes Sohn" num. 32 (Oggi trionfa il figlio di Dio) rappresenta l’orgoglioso avanzare di Cristo dopo la vittoria sulla morte:

[] In "Wir Christenleut han jetzund Freud" num. 14 (Noi popolo cristiano, siamo ora pieni di gioia) l’irrequieto ostinato del basso raffigura la Fede solida e mai vittima di incertezze descritta nel testo di questo corale natalizio:

Una simile metafora della forza della Fede si trova anche nei grandi preludi sopra "Wir glauben all an einen Gott" e "Jesus Christus, unser Heiland". Anche nelle cantate moti di orgoglio, saldezza, sicurezza e forza vengono resi attraverso figure simili all’incedere dei passi.

Nel preludio sopra "Herr Gott, nun schleuß den Himmel auf" num. 19 (Signore Dio, aprimi ora il Cielo) il motivo sincopato del basso rappresenta la stanchezza dell’esausto pellegrino ormai giunto alle porte del Paradiso:

Un suo corrispondente si trova in "Hilf Gott, daß mir’s gelinge" num. 26 (Aiutami o Signore, poiché io riesca), nel quale un basso quasi sobbalzante, combinato con un movimento ostinato di terzine al tenore, raffigura la fiducia in Dio espressa dal testo:

Il corale "Da Jesu an dem Kreuze stund" (Poiché Gesù fu crocifisso) si riferisce alle ultime sette parole di Cristo. Nella la linea del basso, prevalentemente discendente e ricca di sincopi, si vede il corpo pendente del Salvatore, appeso alla croce [iv]:

Di non facile interpretazione è la figura continuamente ricorrente nel basso del "Puer natus in Bethlehem" num. 5:

Essa rappresenta le genuflessioni con cui i Re di Saba, descritti nel testo, omaggiano il bambino. Ci si rammenti di quelle figure, che nel recitativo della Passione secondo Matteo "Der Heiland fällt vor seinem Vater nieder" (Il Salvatore si prostra davanti al Padre) rappresentano lo sconforto di Cristo nel Getsemani, e nell’aria successiva "Gerne will ich mich bequemen, Kreuz und Becher anzunehmen" (Con gioia voglio prendere su di me la Croce ed il Calice) descrivono l’umanità piegata sotto il peso della croce, al seguito del Salvatore [v].

Il significato delle linie ascendenti e discendenti in "Ach wie flüchtig, ach wie nichtig" (Come è fuggevole e futile) num. 45 si comprenderà osservando l’accompagnamento strumentale nella cantata num. 26, basata sullo stesso corale:

 

preludio al corale

 

 

 

 

cantata

 

 

In entrambi i casi viene evocata l’immagine della nebbia, il cui alzarsi ed abbassarsi, secondo le parole del corale, simboleggia la fuggevolezza e futilità della vita umana.[vi]

In "Komm, Gott, Schöpfer, heiliger Geist" (Vieni Signore Creatore, Spirito Santo) num. 33 il cantus firmus è accompagnato da una figurazione eterea, quasi vacillante, la cui instabilità è aumentata dal fatto che il pedale entra sempre sul terzo tempo. È evidente come nella mente di Bach, profondo conoscitore della Bibbia, le parole "Spirito Santo, creatore" evocassero l’immagine della creazione, dello Spirito Santo sospeso sopra le acque [vii].

 A questo sembra dovuto anche il fatto che le voci interne, moventisi sempre nello stesso ambito, non vengono sorrette dal basso, limitandosi a sfiorarlo dall’alto.

[] In generale si può dire come, nella caratterizzazione di un’atmosfera, l’elemento ritmico assuma in Bach un’importanza di gran lunga maggiore che in altri compositori. In questo egli si differenzia dall’altro grande "pittore musicale", Richard Wagner. Se quest’ultimo si serve prevalentemente di parametri armonici, modellando la melodia nel colore di un accordo o di una successione di accordi, in Bach i temi scaturiscono spesso da una cellula ritmica elementare, in cui è già presente l’intera essenza del pezzo. Questa particolarità emerge per la prima volta in modo evidente proprio nell’Orgelbüchlein.

Nelle composizioni di questa raccolta, sentimenti di gioia prorompente sono espressi da un flusso ininterrotto di crome o semicrome procedenti per grado congiunto. Un esempio efficace è il preludio sopra "Lobt Gott, ihr Christen, allzugleich" (Lodate Dio, voi cristiani, tutti insieme) num. 11, in cui è dipinta la serena letizia del Natale:

[] Una gioia altrettanto esuberante ma più intima è espressa da Bach attraverso i ritmi [viii]

Come esempio citiamo il canto di lode di Simeone "Mit Fried und Freud fahr dahin" (Io muoio in pace e letizia) num. 18 :

[] Su questo ritmo è modellato anche il solo di violino nel "Laudamus te" dalla Messa in si minore.

In composizioni che in qualche modo esprimono pace e beatitudine celeste, si trovano solitamente temi caratterizzati dal motivo [ix]

Si veda ad esempio il preludio sopra "Alle Menschen müssen sterben" (Tutti gli uomini devono morire), che interpreta la fiduciosa attesa della futura beatitudine:

[] Un dolore di natura più contemplativa è invece espresso attraverso crome o semicrome legate a due a due, disposte per grado discendente [x]. È come se il Maestro volesse rappresentare dei sospiri. Nell’Orgelbüchlein, il preludio sopra sopra "O Lamm Gottes, unschuldig" (Agnello di Dio innocente) num. 20 è interamente composto utilizzando questo motivo:

L’esempio più imponente di una tale descrizione del dolore è offerto dalla parte orchestrale nel coro "O Mensch, bewein dein Sünde groß" (O uomo, piangi il tuo grave peccato) che chiude la prima parte della Passione secondo Matteo.

Un dolore più lacerante è invece interpretato da Bach ricorrendo a motivi ascendenti o discendenti disposti in intervalli cromatici [xi]. In "Das alte Jahr vergangen ist" (L’anno vecchio è passato) num. 16 egli opera in questo modo, esprimendo il dolore per gli errori commessi nell’anno che si sta per chiudere:

Motivi cromatici sono presenti anche in "Christus, der uns selig macht" (Cristo, che ci rendi beati) num. 22, il cui testo descrive la cattura, tortura e crocifissione del Signore. Le strazianti armonie nelle ultime battute di "O Mensch, bewein dein Sünde groß" (O uomo, piangi il tuo grave peccato) dipingono la lunga agonia del Signore sulla croce.

[] Nel linguaggio musicale dell’Orgelbüchlein notiamo come Bach, contrariamente alla consuetudine del suo tempo, non utilizzi con sistematicità motivi tratti dalla prima frase del corale, adottando tale tecnica soltanto laddove essa vada ad assumere una valenza    poetica . [xii]

       In "Helft mir Gottes Güte preisen" (Aiutatemi a lodare la bontà di Dio) num. 15 le voci di accompagnamento, reiterando continuamente l’incipit della melodia, si uniscono ad essa nella lode a Dio. In "Dies sind die heilgen zehn Gebot" (Ecco i dieci comandamenti) num. 36 la ripetizione del motivo iniziale evoca la continuità della legge, in „Wenn wir in höchsten Nöten sein" (Quando ci trovassimo in gravi difficoltà) num. 42 riporta alla memoria le difficoltà dalle quali si cerca la via d’uscita.

Singolare rimane il fatto che Bach, nel frontespizio, definisca l’Orgelbüchlein come una semplice raccolta didattica, tacendo la valenza simbolica di queste composizioni. Ciononostante, considerando l’evidente descrittivismo di ciascun pezzo, è impossibile che tutto questo sia frutto di un’operazione inconscia.

Ricordiamo come dalla penna del Maestro non ci sia pervenuta alcuna affermazione sulle particolarità della sua arte. Nemmeno i figli Friedemann e Philipp Emanuel seppero riferire alcunchè al biografo Forkel (1749-1818); loro stessi vedevano nel padre unicamente un grande maestro della tecnica contrappuntistica.

Le sole testimonianze in proposito sono tramandate oralmente: Johann Gotthilf Ziegler, un allievo di Bach, descrive come questi lo esortasse a "suonare i Corali secondo l’affetto delle parole".

Basandoci su questi indizi possiamo dedurre come Bach considerasse l’elemento poetico quale componente talmente naturale della sua arte, da non vedere alcuna necessità di pronunciarsi su di esso.

 

 Orgelbüchlein, frontespizio

 

L’Orgelbüchlein (Piccolo libro d’organo) è una raccolta di preludi-corali a commento dell’anno liturgico luterano. La sua estensione è generalmente collocata negli anni di Weimar, tra il 1713 ed il 1716. Come si evince dall’autografo, Bach progettò inizialmente di coprire l’intero arco delle festività tra la prima Domenica di Avvento e l’ultima Domenica dopo la Trinità, ampliandolo inoltre con una sorta di appendice dedicata alla vita cristiana. Per motivi a noi sconosciuti, il compositore si limitò a scrivere soltanto 46 preludi dei 164 previsti.

La finalità di questa raccolta non sembra essere esclusivamente pratica, bensì incentrata su una stretta simbiosi tra il testo e la sua espressione musicale. Albert Schweitzer definì l’Orgelbüchlein vero e proprio "vocabolario delle figure retoriche".

 

link:

 il linguaggio di Bach ( tratto dalla pubblicazione: "Bach il musicista poeta" di Albert Schweitzer ed. Suvini Zerboni , Milano

 

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